CONDANNA DEL MODERNISMO DI SAN PIO X

CONDANNA DEL MODERNISMO DI SAN PIO X

Nel Motu proprio “Sacrorum Antistitum” San Pio X mette in luce la malizia dei modernisti da lui qualificati “una perniciosissima [‘dannosissima’, N. Zingarelli] genìa [‘accolta di gente malvagia’, N. Zingarelli] di uomini”, che, nonostante siano stati smascherati nel 1907 con l’Enciclica Pascendi dalle sembianze di una presunta scienza ecclesiastica moderna, sono rimasti nella Chiesa per sovvertirla dall’interno sin dalle sue fondamenta, e perciò Pio X si augura che “nessun vescovo ignori che […] non hanno abbandonato i loro propositi di turbare la pace della Chiesa”[1].

Papa Sarto sottolinea che essi sono “avversari tanto più temibili in quanto più vicini”[2] ribadendo ancora una volta il pericolo tipico del modernismo: il voler restare dentro la Chiesa per corroderne la sostanza lasciando solo l’apparenza, così come un tarlo rode il mobile nel quale si annida. Leggendo i Documenti di San Pio X ci si accorge che il Papa insiste molto sul pericolo dei “falsi fratelli” (San Paolo II Cor., XI, 26), il quale è una delle insidie più perniciose poiché li si reputa fratelli e invece sono nemici e lottano contro la Chiesa e i veri fedeli colpendoli alle spalle.

A questo punto San Pio X affronta il problema dei modernisti ecclesiastici, i quali, data la loro posizione di comando nella Chiesa, sono i più temibili. Costoro, “abusando del loro ministero, inseriscono negli animi un’esca avvelenata per sorprendere gli incauti, diffondendo una parvenza di dottrina in cui si racchiude la somma degli errori”[3]. È triste, ma è la realtà: i modernisti ecclesiastici approfittano del loro stato e invece di servire la Chiesa se ne servono per avvelenare le anime dei fedeli incauti e ingenui mediante una dottrina apparentemente cattolica ma sostanzialmente erronea, anzi il sistema modernista riunisce in se stesso tutti gli errori teologici, essendo il modernismo “il collettore di tutte le eresie”.

“Questa peste si diffonde in una parte del campo del Signore da cui sarebbero da aspettarsi i frutti più consolanti”[4], deplora San Pio X. Ed infatti il modernismo è penetrato massimamente nelle fila del giovane clero e anche nell’animo di alcuni ecclesiastici, che avrebbero dovuto lavorare all’edificazione della Chiesa e invece hanno lavorato per mutare il Cristianesimo in una vaga forma di esperienza religiosa sentimentalistica, senza dogmi, morale oggettiva, gerarchia e disciplina.

Per questo motivo il Papa dà una serie di ordini, racchiusi in brevi proposizioni, affinché i vescovi possano più facilmente estirpare la mala pianta modernista e rimuovere gli ecclesiastici modernisti dai posti di comando nella Chiesa. Vediamone i principali.

Lo studio del Tomismo

Per quanto riguarda gli studi ecclesiastici essi debbono essere fatti sulle orme della filosofia scolastica e specialmente tomistica: «L’ allontanarsi da San Tommaso d’Aquino, specialmente in metafisica, non avviene senza grave danno. Come diceva l’Aquinate stesso: “parvus error in principio fit magnus in fine / un piccolo errore iniziale um doctrina/ dotto con pietà e pio con dottrina” è il motto degli scolastici: la sola dottrina senza pietà gonfia di orgoglio e la sola pietà senza dottrina è cieca e non sa rispondere alle obiezioni dei novatori.

Segue il giuramento antimodernista che i chierici debbono prestare a partire dal suddiaconato e che rappresenta un compendio della dottrina cattolica e degli errori modernisti in esso condannati.

(fonte: Istruzione Cattolica)

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