Testimonianze

"FRA DANIELE MI È APPARSO IN SOGNO" Cari amici di Fra Daniele Natale, sono Vittoria, devota a S. Pio e, a Fra Daniele Natale, di cui io la mia cara mamma (ora deceduta) nel 2015 abbiamo visitato la casa! La nipote di Fra Daniele, Nunzia, con molta cortesia, ci ha accompagnate e ci ha raccontato episodi della vita di Fra Daniele… Da allora ne sono rimasta coinvolta, e quando prego il Santo Rosario, a ogni decina invoco la santa intercessione di P. Pio e di Fra Daniele Natale. Voglio raccontarvi quanto segue: la morte di mamma mi ha gettato ( tutt’ora) in una grande tristezza, ho sempre sperato che lei (donna devota e di preghiera) fosse al cospetto di Dio, in Paradiso… La prego in continuazione, e spesso mi ritrovo a piangere perché non la vedo! Anche se so che lei mi è vicina sia pure in forma invisibile. Ebbene una notte ho sognato Fra Daniele, nella sua casa di S. Giovanni Rotondo, eravamo in cucina ed a un certo punto si è girato verso di me e mi ha detto queste poche, ma rassicuranti parole: “Vittoria, stai tranquilla perché mamma è in Paradiso con me”. Che grande gioia averlo saputo da Fra Daniele Natale. Ho telefonato a Nunzia e le ho raccontato il sogno, anche lei mi ha rassicurata dicendomi di stare tranquilla, perché se me lo ha detto Fra Daniele, devo starne certa. Continuo a pregare Fra Daniele…affinché protegga la mia vita ora e sempre. Con devozione.

Vittoria Taddeo

"Volevo stare ancora un po' con voi, sia sui monti, che nelle valli e pianure, per rafforzare la vostra fede, ma all'improvviso il mio compito è diventato un altro, molto più importante: stare vicino a Padre Pio per pregare insieme e prenotare un posto quassù in alto per tutti voi, che avete creduto alle parole di un semplice frate. Non pensiate che mi sia dimenticato di voi: adesso ho più tempo da dedicarvi non con la mia presenza fisica, ma con la mia preghiera. Vi ricordo una frase, che spesso vi ripetevo: "Dopo...farò ancora di più!" La mia mano vi guidi nel preparare artisticamente il presepe, la mia voce vi accompagni nel recitare il Santo Rosario, il mio cuore vi sia vicino quando soffrite e soprattutto il mio sorriso vi apra il cuore a Dio e al prossimo". Vostro fra Daniele

"In ricordo di fra Daniele" di Fr. Pio Capuano

Il fratello più buono, che del suo cuore fa' dono ai sofferenti, e che nel suo stesso soffrire a Dio si congiunge, l'Amore del Padre d'Eterno riposo, a lui si rivolge nel semplice dono d'Amore. Sia l'Arcangelo Michele al tuo sentir continuo donatore di Pace e nella Pace il suo calor ti sia dimostrativo della Sapienza stessa nella sua ampiezza. Essa dice a chi l'ama: fuor della grama esistenza penosa, è senza posa il conforto di chi dal sepolcro è risorto per essere con te. Non sono mai morto è il grido di Dio.

poesia dedicata a fra Daniele da alcuni amici romani - 18 aprile 1957

Fra Daniele per me era un accumulatore di energia spirituale; con lui mi caricavo di fede e di amore verso Gesù e la Madonna. Era un punto di riferimento insostituibile. Ho conosciuto fra Daniele in circostanze straordinarie della mia vita. Circa 17 anni fa ero poco praticante della Chiesa, anzi non andavo quasi mai, eccetto quando mia moglie mi chiedeva di andare, in quel caso cercavo una Chiesa dove il sacerdote fosse molto breve e veloce a dir messa. Nel luglio dell ‘89 mia moglie andò a Medjugorje e pregò per la mia conversione; (ma questa è un’altra storia), dopo essermi convertito, l’anno dopo, nell’aprile del ’90, andai anch’io a Medjugorje con tutta la mia famiglia e quel viaggio, con tanti avvenimenti straordinari, mi confermò la mia conversione. Al ritorno formammo un gruppo di preghiera di Medjugorje e andavamo in cerca di un Padre spirituale che ci seguisse nel nostro cammino; ma purtroppo i vari sacerdoti che incontravamo non erano molto convinti di Medjugorje, perché la Chiesa non ancora si era pronunciata ed oggi come allora. Ci riunivamo per recitare il S.Rosario e partecipare alla SS.Messa nella parrocchia di Cristo Re. Un amico del gruppo, ci disse di conoscere un frate molto buono e carismatico, che era stato molto vicino a Padre Pio, un certo fra Daniele Natale di S. Giovanni Rotondo. Questi ci accolse con grande affetto, anche perché conosceva personalmente le veggenti di Medjugorje, poiché vi era stato anche lui in pellegrinaggio; però ci disse di non poter essere nostro padre spirituale, perché non era sacerdote, ma frate laico, ma sarebbe stato felice di essere nostro fratello spirituale, noi accettammo. Prima di andar via , mi avvicinai a fra Daniele e gli dissi che se avesse avuto bisogno di qualunque cosa, ero a sua disposizione. Io, allora lavoravo come cassiere in una banca e un giorno, di venerdì, ebbi una differenza di cassa in meno di circa seicentomila lire, quasi mezzo stipendio; mi soffermai in banca per diverso tempo dopo la chiusura, per cercare la benedetta differenza di cassa, ma non trovai niente: feci però, un elenco di persone e indirizzi di tutti quelli che avevano fatto operazioni di una somma di uguale importo o quasi. Uscii e andai in Chiesa per unirmi al gruppo per il S. Rosario e per la SS.Messa; purtroppo non ero molto concentrato nel pregare, poiché il mio pensiero era sempre sulla differenza di cassa; un attimo prima della SS.Messa, quando il sacerdote inizia con il segno della croce, mi fermai con la mano sulla fronte perché in quel momento sentii una voce forte dentro di me, che diceva circa così: “Vagliò, pensa alla messa che al resto ci penso io!” Capii che la voce era quella di Padre Pio, poiché l’avevo sentita parecchie volte alla radio o in televisione. Mia moglie mi chiese cosa succedeva, e se per caso mi sentivo male, io le riferii quello che avevo sentito e mi concentrai sulla SS.Messa. Dopo, uscendo dalla Chiesa, dissi a mia moglie che dovevo andare a trovare uno dei clienti che avevo nell’elenco, che abitava lì vicino e poi l’avrei accompagnata a casa, poiché era inutile che venisse insieme a trovare tutti gli altri . Mia moglie era scettica sul fatto che avrei ritrovato i soldi, poiché quando noi cassieri avevamo una differenza in meno, dovevamo rimborsarla personalmente. Arrivai davanti alla casa del primo cliente, suonai il campanello, la signora mi vide e disse: “Cassiere, meno male che siete venuto; oggi abbiamo tentato di telefonare in banca ma era già chiusa, vi cercavamo perché ci siamo accorti che avevate sbagliato a darci i soldi!”. Infatti mi rimborsarono le seicentomila lire in più che avevano avuto, ringraziai e tornai da mia moglie, che era ancora scettica, ma si ricredette quando le feci vedere i soldi. Ringraziai il Signore e Padre Pio e ritornammo a casa. Un venerdì pomeriggio stavamo dicendo il S.Rosario con mia moglie, quando ad un tratto sentii di nuovo la voce di Padre Pio che mi diceva nel suo dialetto che io traduco: “ragazzo, il Ragazzo mio deve andare a trovare un suo amico”. Di nuovo mia moglie mi chiese cosa avessi ed io le riferii quello che avevo sentito dentro di me. Allora non sapevo cosa significava locuzione interna, l’ho saputo dopo da fra Daniele. Io e mia moglie ci chiedevamo cosa volessero significare quelle parole; mia moglie disse che forse era fra Daniele. Erano le nove di sera e poiché non sapevo quali erano le abitudini dei frati nel convento, decisi di rimandare tutto al giorno dopo. La mattina del sabato telefonai a fra Daniele al convento di Cerignola (fra Daniele si trovava a Cerignola, perché quella era la residenza francescana) ed egli appena sentì chi ero disse: “Bene, cercavo proprio te” e mi chiese se potevo accompagnarlo a Noci, vicino Bari, a trovare un amico che era stato ricoverato per un ictus e chiedeva, tramite la moglie di vedere fra Daniele. Andai subito in convento, lo trovai pronto per partire. Durante il viaggio chiesi a fra Daniele come P. Pio lo chiamava e lui: “fra Daniele”, ma io gli chiesi come lo chiamava nel privato e lui mi disse : “Vagliò”. Poi però, volle sapere il perché di questa domanda ed io gli raccontai tutto quello che era accaduto il giorno prima . “Ah bene!” aggiunse lui, “allora P. Pio è con noi oggi”. Arrivammo a Noci e raggiungemmo il monastero della Madonna della Scala di Noci. Fra Daniele mi disse che in quel monastero c’era un frate anch’egli figlio spirituale di P. Pio, che diverse volte era andato a trovarlo a Cerignola, ed egli gli aveva promesso di ricambiare la visita. Allora io gli consigliai, visto che ci trovavamo sul posto di andare a trovarlo. Entrammo nel monastero e chiedemmo di questo frate, ma ci risposero che era morto tre giorni prima. Fra Daniele si dispiacque molto e così ci recammo nel cimitero del monastero a pregare sulla tomba del frate; dopo riprendemmo il viaggio verso la clinica. Arrivati sul posto chiedemmo in segreteria dove fosse il malato e l’addetta incominciò a sfogliare il libro dei ricoverati, ma dopo un po’ ci disse che non c’era nessuno ricoverato con quel nome. Fra Daniele chiese ancora all’incaricata della segreteria se il numero telefonico e l’indirizzo che egli aveva scritto su un foglietto erano giusti, la segretaria rispose di sì anzi aggiunse: “Perché non controllate personalmente?” La clinica era piccola ed era formata da tre padiglioni a due piani per poter agevolare tutti i malati disabili; ci mettemmo alla ricerca di questo amico, ma non trovammo nessuno. Fra Daniele rimase deluso, anzi disse: “Che strano? Eppure P. Pio è con noi!” Ad un tratto fra Daniele incominciò a ridere ed io dissi: “Che c’è fra Daniele, fai ridere anche me!” Lui mi rispose di aver capito quale era lo sbaglio che aveva fatto: la moglie dell’amico malato quando gli aveva telefonato non gli aveva detto in quale paese vicino Bari era stato ricoverato e quale era l’ospedale; quindi Fra Daniele non sapendo più come mettersi in contatto con la signora, per chiederle il nome della clinica ed il paese, prima di partire, chiese informazioni ad un ragazzo di Cerignola, che in un incidente automobilistico era rimasto paralizzato alle gambe ed era stato ricoverato in una clinica specializzata vicino Noci, dove ci eravamo appena recati, perché fra Daniele, sul foglio aveva scritto sì il nome del malato, ma anche l’indirizzo ed il numero di telefono che gli aveva dato quel ragazzo. Non sapendo più cosa fare lì, andammo via; strada facendo arrivammo a Casamassima; da lontano io vidi l’insegna dell’ospedale e dissi: “fra Daniele vogliamo provare a chiedere lì e fra Daniele rispose: “E che facciamo adesso, ci fermiamo in tutti gli ospedali che vediamo”. Poi mi guardò e disse: “Ma sì, visto che tu parli con P. Pio!”( in tono scherzoso). Arrivammo all’ospedale di Casamassima e chiedemmo dove fosse il reparto dei malati di ictus: ci indicarono il padiglione, incominciammo a salire le scale e nella prima camera vedemmo la moglie dell’amico che vedendo fra Daniele esclamò: “fra Daniele, come avete fatto a trovarci visto che io avevo dimenticato di dirvi dove eravamo? Volevo ritelefonarvi ma non trovavo più il vostro numero di telefono”. Fra Daniele rispose:“Io non lo so, chiedetelo a lui che parla con P. Pio”, sempre con tono scherzoso. Dopo di allora, andavo da fra Daniele a S. Giovanni Rotondo, quasi tutte le settimane; a volte rimanevo con lui intere settimane a casa sua , a mangiare e dormire, e lo portavo in giro a fare servizi o in ospedale a fare la chemioterapia. Un giorno , di sabato, stavo a casa sua, verso mezzogiorno fra Daniele iniziò a cucinare e mi disse: “Oggi si mangia brodo”, ed io risposi:” Lo so!” (sapevo che tutti i sabato fra Daniele faceva il brodo), poi, avvicinandosi alla finestra della cucina, raccolse il panno dove erano ad asciugare i tagliolini per il brodo che aveva fatto la sorella Felicetta e poiché erano quasi finiti, disse che avrebbe chiesto alla sorella di farne altri; dopo aver fatto i piatti per tutti e due stavamo iniziando a mangiare, quando suonarono alla porta: erano tre amici di fra Daniele. Era abitudine di molta gente andare a casa di fra Daniele all’ora di pranzo, per poter essere invitati a pranzo e così fu. Fra Daniele mi chiese di fare l’ospite e intrattenere gli amici. Mentre lui cucinava disse:”Oggi mangiamo il brodo con i tagliolini che ha fatto mia sorella”. Io mi fermai, poiché pensavo che avremmo diviso i tagliolini che aveva cucinato per noi due, in quanto i tagliolini erano finiti. Infatti egli aveva messo i tagliolini nel tegame e quelli cucinati li aveva messi tutti nei due piatti. Fra me pensai: “…dove prenderà i tagliolini che ha promesso agli ospiti?” E mentre io parlavo, guardavo con curiosità quello che faceva: vidi che prese il tegame con cui aveva già cucinato prima, vi mise l’acqua e dopo un po’ disse: “Ora basta a chiacchierare, si mangia!”. Guardavo a bocca aperta vidi che scodellò nei piatti degli ospiti il brodo con i tagliolini, rimasi a guardare stupefatto, e stavo per chiedere a fra Daniele come avesse fatto, e lui rivolgendosi a me disse: “Silenzio e mangia!”. Questo è l’avvenimento straordinario di cui fui testimone quel giorno. Sei giorni prima della morte di fra Daniele era il mio anniversario di matrimonio: 30 giugno 1994. Mia moglie mi chiese di andare a festeggiare a San Giovanni Rotondo da fra Daniele e mi chiese di portare la macchina fotografica poiché lei non aveva nessuna foto con fra Daniele. Andammo a casa di fra Daniele e quando arrivammo fra Daniele ci accolse con grande gioia; aveva già apparecchiato la tavola c’erano anche fiori e ci disse: “Oggi è la vostra festa”. (premetto che io non avevo detto mai a fra Daniele quando mi ero sposato, tanto meno lo avevo avvisato quel giorno che sarei andato da lui). Dopo aver cenato chiesi a fra Daniele di farsi una foto con mia moglie e lui acconsentì; dopo, lisciandosi la barba e aggiustandosi i capelli disse: “Bene fammene una da solo, così se viene bene la metterete sulla tomba al cimitero, quando morirò”, e così fu dopo sei giorni; fra Daniele andò alla casa del Signore e sulla sua tomba c’è la foto che scattai quella sera. Un giorno andai a S. Giovanni Rotondo con mia moglie e mio figlio; andammo prima in Chiesa a pregare sulla tomba di P. Pio, al ritorno chiesi a mia moglie di andare da fra Daniele per salutarlo; mia moglie mi consigliò di lasciare la macchina in fondo alla strada, lei e mio figlio rimasero in macchina, non vollero venire per non disturbare fra Daniele che probabilmente stava pranzando, quindi andai solo io. Appena entrai in cucina fra Daniele mi disse di fermarmi lì a mangiare e di andare a chiamare mia moglie e mio figlio, senza che io avessi detto niente, mi accorsi che aveva apparecchiato per quattro persone. Di altri episodi straordinari sono stato testimone.

Domenico Borrelli
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