La mia non è una testimonianza di una guarigione miracolosa o di un fatto prodigioso di quelli per i quali la Chiesa fa assurgere agli onori degli altari (e Dio sa come avrei voluto farne dono a fra Daniele), è una testimonianza povera per il fatto in sé eppure per me tanto tanto importante. Il mio è un problema di denti. Sembra ridicolo eppure le sofferenze, certamente risolvibili, mi hanno portato però ad una intolleranza al dolore talmente violenta che la sola vista di uno studio dentistico mi causava problemi psico-fisici notevoli per cui evitavo di farmi anche solo visitare, con la conseguenza che stavo perdendo tutti i denti. Ero arrivata al limite quando una notte sognai un medico, mio conoscente, grande devoto di Padre PIO che, porgendomi un libro mi disse: "questo santo ti ha guarita". Guardando la copertina osservai su stampata la foto di un frate a me sconosciuto. Il giorno seguente portando dei libri ad una amica che avrebbe dovuto distribuirli per ricavarne offerte da devolvere per la costruzione della nuova chiesa di S. Giovanni Rotondo, sempre questo conoscente trasse dal pacco un libro diverso. Lo guardai e, con enorme stupore, notai che il volto stampato in copertina era quello che avevo visto in sogno. Chiesi voracemente chi fosse quel frate e da allora ne volli sapere sempre di più. Ero arrivata al punto di desiderare di conoscere la sua vita, la sua famiglia e chiunque l'avesse frequentato nonché la sua casa e il cimitero dove riposano le sue spoglie. Intanto il problema ai denti continuava a sussistere e fui costretta a prendere un nuovo appuntamento per una visita dentistica. Entrata nello studio mi sedetti sulla sedia e come la cosa più naturale del mondo non solo mi feci visitare ma mi ritrovai ad incitare il medico a cominciare a lavorare.........non avevo più paura! Da allora i miei problemi non sono scomparsi ma vado ad ogni appuntamento con grande disinvoltura e voglia di guarire. Ma i doni di fra Daniele non finiscono qui. Non molto tempo fa ebbi l'onore di una visita di alcuni suoi familiari. Anche questa volta fra Daniele mi aveva accontentata. Ora l'unica grazia che chiedo al Signore è quella che questa mia povera testimonianza possa servire in qualche modo a fra Daniele anche se sono certa che non ne ha bisogno perché io so che è già tra gli eletti e che da lassù come guida e sorregge me tutte le volte che ne ho bisogno, cosi farà anche per altri anche se questi non lo hanno mai conosciuto. Avrei voluto scrivere una lettera speciale ma non esiste frase che possa rendere tutto l'amore che ho nel cuore per questo frate che immeritevolmente e indegnamente mi ha scelto per rendermi partecipe della sua Santità. Grazie fra Daniele Natale.
Era il mese di luglio del 1968. Mia figlia Paola si ammalò e fu visitata dal professore De Pascale, pediatra primario dell'ospedale di Camposampiero (PD). Sembrava che Paola avesse una semplice bronchite. Dopo alcuni giorni, nonostante la cura, la bambina continuava ad avere sempre un po' di febbre e anziché migliorare si aggravava sempre più. Fu richiamato il medico che la visitò e subito disse a me e a mia moglie che aveva una doppia broncopolmonite ed era molto grave. Ordinò il ricovero immediato e telefonò all'ospedale per informare della situazione. Mi disse anche: "Signor Scapin nella vita bisogna anche rassegnarsi". Appena arrivammo in pediatria fecero a Paola sette iniezioni, una dopo l'altra e la misero sotto ossigeno. Il mattino successivo mio padre Igino venne a far visita alla nipotina e quando la vide si rese conto delle gravi condizioni in cui versava e soprattutto capì che sen¬za una grazia Paola non sarebbe vissuta. Tornato a casa si fece preparare la valigia e immediatamente partì con il treno per andare da Padre Pio. In quel giorno mi sentivo distrutto dal timore di perdere una figlia e continuavo ad andare e venire dall'ospedale. Alla sera venne a farci visita un amico Severino Miotto al quale dissi che stavo andando all'ospedale e gli raccontai di Paola. Lui decise di venire con me e con mia madre e ricordo che lungo la strada recitammo un rosario. Giunti nella stanzetta vidi Paola stesa nel lettino, sembrava agonizzante: aveva gli occhi chiusi ma non riusciva a dormire, respirava ansimando con l'ossìgeno e nell'agitazione girava continuamente la testa a destra e a sinistra. Dopo circa dieci minuti Paola improvvisamente aprì gli occhi e cominciò a respirare normalmente. Era completamente cambiata: aveva voglia di giocare e mia moglie la sedette sul letto. Dopo un po' bevve un biberon di latte e dormi tranquillamente tutta la notte senza bisogno di ossigeno. Vedendo questo improvviso cambia¬mento dissi: "In questo momento mio padre sta parlando con Padre Pio e guardai l'orologio: erano le ore 21.00. Ri¬volgendomi poi a mia madre le dissi: "Quando telefona il papà chiedigli a che ora si è incontrato con Padre Pio". Nel frattempo Igino che era partito la mattina, quando arrivò a San Giovanni Rotondo, anziché andare nel convento da Padre Pio si fermò giù in paese e andò a casa di fra Daniele. Come entrò e fra Daniele lo vide, senza nemmeno salutar¬lo, alzò le braccia e gli disse: "Tu sei qui, avevo proprio bisogno di te. Senza di te non potevo far nulla” e chiamò i familia¬ri e le persone presenti a pregare. Men¬tre pregavano fra Daniele prese un oro¬logio da sotto la tasca dell'abito, lo po¬se sul tavolo e con il gomito invitò mio padre a guardare l'ora. Erano le 21.00. Mio padre non aveva capito il significato di quel gesto e nemmeno perché Fra Da¬niele avesse bisogno di lui; pensava che fosse per qualche lavoro da fare nella chiesa di Cerignola. Quindi rivolgen¬dosi a lui gli disse: "Sono venuto per una bambina di Silvano" e subito fra Daniele intervenne dicendogli: "E perché abbiamo pregato?". Gli disse poi di fare una telefona¬ta ai familiari ma mio pa¬dre rispondeva: "No, fra Daniele falla tu perché temo che mi dicano che sia mor¬ta". Lui però insiste¬va nel dire di telefonare e di non aver paura. Il mattino do¬po mio padre ci te¬lefonò e subito mia madre gli disse: "Igi¬no, alle nove di ieri se¬ra Paola è rinata ed è completamente guarita".