Testimonianze

Ho conosciuto Fra Daniele Natale appena lui è arrivato a Cerignola nel 1964. Io ero un Cordigero francescano (avevo nove anni); da allora sono sempre stato vicino alla sua persona, per cui ho avuto la possibilità di crescere spiritualmente accanto a lui. Grazie a questo ho avuto modo di conoscere e condividere molte esperienze riguardanti la sua vita e la sua grande carica spirituale. Le mie conoscenze riguardo alla vita di fra Daniele le ho costantemente trasmesse a tutti coloro i quali mi sono stati vicino e anche a quei ragazzi a cui ho insegnato nell'arco di ventisei anni di insegnamento; tra questi la classe V “D” elettronica del I.T.I.S. Leonardo Da Vinci di Foggia a.s. 1992/93. Avevo promesso a questi ragazzi dopo ripetuta insistenza da parte loro di portarli da Fra Daniele a San Giovanni Rotondo presso la sua casa natale. Tra questi c'era un testimone di Geova (il cui nome non cito per motivi di privacy), che mi aveva chiesto di venire, per vedere cosa fosse questa "realtà cattolica" che a lui sfuggiva. Eravamo ventitre, ventiquattro persone tra le quali anche il prof. Vincenzo Lostorto, quando sabato 22 maggio 1993, ci siamo recati con tutta la classe a San Giovanni Rotondo. Siamo andati prima da Padre Pio e poi a casa di fra Daniele. Io ho bussato è ho detto:« fra Daniè qua fuori sta la razza che devo fare?» e lui a me « Ma si... falli entrare tutti quanti, non ti preoccupare». Li ho fatti sedere tutti a terra a ferro di cavallo e fra Daniele si è seduto sul divano al centro; alla sua destra si era seduto il testimone di Geova. Fra Daniele ha cominciato a parlare dei tanti avvenimenti e delle tante esperienze che hanno visto la sua vita coinvolta in quella di Padre Pio. Ad un certo punto, fattosi tardi, dice:«Bhé uajò si è fatto tardi, ma prima di andarvene vi voglio dare un biscottino», il problema era che ne eravamo tanti. Ricordo che lui mi ha chiesto di prendere un vassoio piatto su cui c'erano dei biscotti arrivati il giorno prima dalla Sicilia, io gliel'ho dato e lui ha cominciato a distribuire i biscotti partendo dal suo lato sinistro, facendo tutto il semicerchio formato dai ragazzi. Arrivati al prof. Lostorto (non credente) si è fermato dandogli non uno ma tre biscotti dicendogli: «uno, per tua moglie, uno per tuo figlio e uno per tua madre». Occorre precisare che quella era la prima volta che fra Daniele ed il prof. Lostorto si incontravano, non si erano mai conosciuti prima. Il prof. Lostorto rimase scosso: come faceva fra Daniele a sapere che aveva un unico figlio e che quel giorno la madre era a pranzo da lui? Ad un certo punto, saranno mancati dai sette ai nove ragazzi alla fine del semicerchio, c'eravamo resi conto che dentro al vassoio non cerano più di tre biscotti massimo; i ragazzi a quel punto dissero: « fra Daniele non vi preoccupate se sono pochi facciamo metà ciascuno» e lui ripose:« Non vi preoccupate ragazzi vedrete che ne basteranno per tutti». Un ragazzo (Paolo Papa) continuava a guardare insistentemente nel vassoio e vedeva che i biscotti erano tre, mentre fra Daniele continuava a distribuirli e lo fece per tutti fino all'ultimo ragazzo. Questi mi ha guardò incredulo dicendomi :« Professore ma cosa è successo... ?» a quel punto fra Daniele si gira mi guarda e mi sorride. Fra Daniele sotto gli occhi di tutti aveva moltiplicato i biscotti. Quel ragazzo ancora oggi dice che quei biscotti li aveva contati, non potevano essere più di tre...e sono bastati per tutti. Ma un'altra cosa ci colpì quel giorno; quando stavamo per andarcene, salutando tutti ad uno ad uno, arrivato al testimone di Geova lo guardò intensamente e gli disse:« Uajò hai capito tu o non hai capito niente?»; fra Daniele non sapeva assolutamente niente sul fatto che il ragazzo fosse un testimone di Geova. Tornati a scuola il lunedì successivo la scolaresca ha ricordato quella giornata, vissuta con gioia e nostalgia, e tutti si sono ripromessi che anche dopo gli esami di maturità sarebbero ritornati da fra Daniele per poter rivivere vicino a lui quella spiritualità avvolgente vissuta quel sabato. Ancora oggi tanti di loro si recano a S. Giovani Rotondo a pregare presso la sua tomba.

Aldo Sgarro

Fra il primo e il quattro novembre del 1968, pochi mesi dopo la morte del Santo Padre Pio sono stato a San Giovanni Rotondo con un gruppo di studenti universitari di architettura in Torino che ritornavano a salutare la salma di Padre Pio molto addolorati per la sua morte. Non avevo mai conosciuto direttamente Padre Pio, ero con mia moglie sposati da due anni, entrambe uniti nella curiosità di verificare di persona le meraviglie decantate dagli studenti in ogni occasione di visita al “padre” (così lo chiamavano semplicemente e con particolare affetto). Non è questa la sede per raccontare l’intensa esperienza vissuta nei quattro giorni trascorsi fra San Giovanni e Monte Sant’Angelo; qui mi preme soltanto ricordare il primo breve incontro avvenuto con fra. Daniele. Seguendo passo passo i movimenti dei giovani fra preghiere, visite, meditazioni e incontri vari, gli amici ci hanno condotti a salutare un fraticello (che molto più tardi ho saputo trattarsi di fra Daniele) malato e sofferente a letto nella propria abitazione in San Giovanni Rotondo. Ricordo una stanzetta letteralmente invasa da più di venti fra ragazzi e ragazze in piedi, seduti, appollaiati o accovacciati all’inverosimile anche sopra e sotto un tavolo della stanza. Ho provato subito la vergogna per la nostra spudorata invadenza e contemporaneamente lo stupore per la disponibilità, la pazienza, la tolleranza di quel fraticello molto accogliente pur nella sua intensa sofferenza. Molto più tardi ho saputo che quella “malattia” non era altro che l’insopportabile dolore per la perdita del padre. La Conoscenza Da quel primo fugace incontro del 1968, passano ben 13 anni e precisamente siamo nell’aprile del 1981. In quella occasione ero sceso a San Giovanni in un momento difficile della mia esistenza, con una persona che diventerà poi il mio con-suocero, che si era reso disponibile ad accompagnarmi nel caso avessi avuto bisogno un giorno di rientrare a San Giovanni Rotondo. Questa persona infatti, avendo avuto una grossa grazia da Padre Pio, si recava frequentemente in San Giovanni anche per contribuire alla istallazione degli impianti di riscaldamento nell’allora costruendo Convento delle Suore Clarisse, sul monte a fianco del convento e adiacente l’attuale via Crucis. 2) Alloggiavamo all’Albergo Vittoria, appena sotto il convento e non posso dimenticare le numerose sollecitazioni ricevute per dover incontrare “un certo” fra Daniele, ritenuto un santo frate che pareva essere presente in quei giorni, proveniente dal suo convento in Cerignola. Alle insistenze rispondevamo, quasi sprezzanti, che eravamo là per Dio e non per i frati, benché santi e che non avevamo alcun interesse per quell’incontro. Una mattina verso mezzogiorno scendevamo in auto dal Convento delle Clarisse con le due suore responsabili alla costruzione (suor. Maria degli Angeli e suor Maria della Grazia Divina), provvisoriamente esentate dalla clausura. Nel transitare davanti alla chiesa avevamo dovuto rallentare e fermarci proprio sotto i gradini della piazza per il traffico intenso e il viavai dei molti pellegrini; tra noi e la chiesa un gruppo di pellegrini sostavano nella piazza e sembravano attorniare e circondare qualcuno in mezzo a loro. Da questo gruppo improvvisamente si era fatto largo un frate che puntando direttamente verso la mia macchina, apre la portiera posteriore dicendo: “Oh, finalmente, aspettavo un amico che mi venisse a prendere ….” e sedendosi in macchina .. “ andiamo tutti a mangiare a casa mia! ”. Quell’incontro e quel pranzo vissuti da parte mia nel più totale stupore e che hanno avuto momenti di preghiera, di comune allegria e di fraterna comunione, sono stati la premessa di tanti incontri avvenuti con fra Daniele sia in San Giovanni (non esisteva visita in loco senza l’incontro con fra Daniele), sia a Milano che in campagna presso i con-suoceri o a casa nostra. Una Conoscenza durata 10 anni Mi è difficile condensare i ricordi dei 10 anni ( dal 1984 al 1994; fra l’altro ho avuto il dono di incontrare fra Daniele con mia moglie e una mia figlia, nella sua casa e soltanto una settimana prima della morte) nei quali la presenza di fra Daniele ha costituito per me e per la nostra famiglia un contributo talmente significativo da condizionare in modo assolutamente positivo il nostro cammino cristiano, specie in considerazione che proprio in quel periodo, matrimonio e attività lavorativa stavano subendo una situazione di gravissime difficoltà. Mi limiterò a raccontare l’essenziale, certo trascurando una infinità di situazioni che tutte hanno contribuito a formare un patrimonio invidiabile per la mia e nostra coscienza. Quando fra Daniele, in quegli anni veniva a Milano per portare la “voce” di Padre Pio al nord, si fermava normalmente a casa nostra con una gioia indescrivibile da parte di mia moglie; io mi rendevo disponibile ad accompagnarlo in auto negli incontri con le famiglie dei numerosi gruppi di preghiera di Padre Pio, presenti nel nord Italia e nella vicina Svizzera italiana. 3) “….andiamo di qui e di la …” . Era questa la risposta abituale di fra Daniele quando gli chiedevo dove saremmo andati in quella giornata. Io penso che neppure lui sapesse la mattina dove sarebbe andato in quel giorno e per quale motivo anche perché, improvvisamente lungo la strada mi diceva: “gira di qui, svolta di la …”. Individuava in modo sorprendente le diverse ubicazioni dei fedeli anche in luoghi non facilmente accessibili: una memoria che definirei assolutamente ispirata perché sapeva anche ricordare facce, situazioni, gioie e sofferenze di intere famiglie con i nomi di ogni componente e relativa storia bella o brutta che fosse. Ad ogni incontro una festa, sincera, profonda, sentita, talvolta addirittura devota. Ho ascoltato tante e tante storie di sofferenze, di dolori morali e fisici ma anche di tante occasioni di gioia, di tante risposte dal cielo di fronte a suppliche, preghiere, invocazioni recitate con fede profonda. Lungo questi viaggi che per me erano veri percorsi nella intimità spirituale di coloro che avevano trovato in Padre Pio e nella sua eredità in fra Daniele, il senso di una esistenza autenticamente cristiana, traevo testimonianze preziose per la mia stessa esistenza e potevo apprezzare i frutti abbondanti che fra Daniele coglieva nella sua preziosa missione. Ho ascoltato tante testimonianze di fatti straordinari accaduti; ne ricorderò qui alcuni che mi hanno profondamente colpito. Una volta fra Daniele accompagnava un pulman di pellegrini mi pare a Fatima o Lourdes ed era ormai notte fonda quando rimasero sorprendentemente senza gasolio, fermi su una strada e in mezzo alla campagna. Presero a recitare un rosario e furono raggiunti di li a poco da una autobotte che li rifornì gratuitamente, consentendo una pronta ripartenza. Sempre in tema di benzina, con una famiglia fra Daniele aveva viaggiato in auto tutto il giorno partendo in riserva la mattina e tornando sempre in riserva. C’erano questi segni di delicatezza che consentivano anche a famiglie povere di fruire della presenza di fra Daniele senza essere gravate da costi aggiuntivi. In un altro caso, un gruppo di amici di Padre Pio, si erano recati in auto con fra Daniele a compiere un lungo giro, mi pare nel Veneto; uno di loro aveva portato con se un piccolo cartoccio di ciliegie; in quattro e per tutta la giornata avevano mangiato ciliegie a volontà senza mai doversi arrestare per un pranzo o una cena. Una famiglia in Svizzera, aveva avuto un figlio che nel suo sviluppo aveva manifestato una malattia inguaribile e tutta la famiglia ormai disperava nella sopravvivenza di quel figlio. Secondo i suggerimenti di fra Daniele, i genitori avevano pregato intensamente, mi pare una particolare novena alla Madonna che come madre non poteva lasciar strappare quel figlio ai genitori! Ho conosciuto quel figlio che, risanato se ne stava allegramente con i suoi. Vorrei aggiungere anche le piccole e grandi conversioni di cui sono stato testimone e la gratitudine di coloro che dichiaravano la loro gioiosa rinascita in Cristo, grazie all’incontro con fra Daniele. 4) Una volta, quasi ingelosito per i frutti che altri coglievano e non io grazie a quell’incontro, ho osato chiedergli …: “ …ma tu per me, forse mi hai trascurato !?”. E’ stata quella la sola volta che fra Daniele mi si è rivolto molto severamente, perché mi ha risposto: … “ Ma se ti ho dato la parte migliore di me !!!”. Ci sono rimasto malissimo, avevo totalmente sottovalutato l’impegno, le molte offerte e certamente le sofferenze (e ne aveva tante) che fra Daniele dedicava esclusivamente ai miei problemi e alla mia conversione. Fra Daniele mi aveva confidato che portava addosso una grande croce della quale chiedeva costantemente a Dio di esserne liberato: sentiva l’odore del male nelle persone che incontrava! Un po’ spaventato, gli chiesi una volta se mai io puzzassi …; ebbi il sollievo di un bel sorriso rassicurante. Ma il dono più significativo, concreto e determinante che fra Daniele mi ha lasciato, è stato il totale ricupero degli affetti nel matrimonio e nei rapporti di tutta la famiglia; rapporti che ancora oggi vivono amplificati dalla presenza del Signore e dalla costante assistenza della Madonna cui tutta la famiglia è affidata.

Alessandro Crespi

Fra Daniele: una guida, un amico. Il figlio prediletto di Padre Pio. Fin dai primi anni '50, dopo la sua operazione presso l'ospedale romano Regina Elena, intervento del prof. Moretti dall'esito miracoloso in più sensi, ho frequentato, grazie ai miei genitori, il fratellone insieme ai componenti del gruppo di preghiera romano con fra Pio Delle Piane (sacerdote dei Minimi che non voleva rischiare, nella sua strordinaria umiltà, di ingenerare confusione), Carlo Campanini, Franco Scandurra, Mario Risi, Domenico Lo Bascio, Pia Milite, Emma Federici, Enrico Cerioni, Giorgio Consolini, Giovanni Leonardi, Giuseppe Sandri, Mario Storelli e Quintino Sicuro, gli ultimi tre eremiti, l'ultimo dei quali morto sacerdote nel santuario di Montegallo (mi sembra... ), e tanti, tanti altri dei quali in questo momento mi sfugge il nome. Frà Daniele, con il quale nel tempo ci siamo scambiati i 'soprannomi' visto che da 'microbo' ero cresciuto fino a 1,87 cm diventando lui il fratellino e io il fratellone, mi ha fatto, tra i tanti, un regalo indimenticabile, trasformandomi nel primo ragazzino 14nne (ricordo, all'epoca, i primi calzoni lunghi) che abbia servito da solo, nell'agosto 1955 nel piccolo santuario e, esattamente un anno dopo nell'antistante portico, la santa messa a padre Pio. La nostra dimora a Roma, via Nino Bixio 29, cinque piani di almeno quattro metri ciascuno senza ascensore, era la 'casa del venerdì, visto che l'ottimo pesce che mamma, la 'sirocchia Teresa', 'pescava' nel contiguo mercato di piazza Vittorio, richiamava al pranzo di quel giorno, per consuetudine divenuta tradizione, l'intero gruppo romano. Purtroppo nel 1957, iscritto al liceo Tasso di Roma, mi sono perso per il mondo, rinunciando, tra l'altro, a quegli splendidi pomeriggi estivi nel portico coperto del primo piano del convento di S.Giovanni Rotondo, nel quale la fraterna amicizia con frà Daniele ci ammetteva alla presenza, alla frequentazione, alla dimestichezza con il nostro santo padre spirituale. La morte dei miei, mamma nel 1984 e papà nel 1986, la prima, gravissima malattia di mia figlia nel 1986 (la seconda in piena seconda gravidanza due anni fa, due tumori miracolosamente, anche essi, risolti), ora madre felice dei miei due meravigliosi nipotini, mi hanno ricondotto su quella strada che, spero, con l'aiuto proprio di padre Pio e frà Daniele, di percorrere fino in fondo, fino alla porta stretta, che proprio il fratellino amava definire 'misteriosamente' poco affollata: confido nel loro aiuto anche nella speranza di non avere 'di nuovo' sbagliato strada... Ho frequentato a lungo anche il nipote di frà Daniele, padre Remigio Fiore, al quale stavo inviando tutta la copiosissima corrispondenza, fatta soprattutto di cartoline fittissimamente riempite 'fino all'orlo', intercorsa con l'amato frà Daniele: la morte anche di padre Remigio mi ha impedito di fornirgli questo modesto contributo a quella causa di beatificazione che, con tanta fiducia e altrettanta speranza, stava tentando di promuovere. E' una storiellina di amore fiorita intorno alla santità di padre Pio, frà Daniele e padre Remigio. Pace e bene. Giorgio

Giorgio Antonaci

Sono Ivo MARCIELLO, ministro istituito con incarico di lettore, ministro straordinario della Santa Comunione, coniugato e padre di due figlie e voglio rilasciare la mia testimonianza sulle meraviglie che il Signore ha fatto per me e per la mia famiglia per intercessione di fra' Daniele Natale da S. Giovanni Rotondo. Il Signore mi ha donato un genitore dotato dei veri valori della vita e di una fede pura e semplice. Seguendo lui ed il suo esempio, fin da piccolo ho frequentato la chiesa del Convento dei Cappuccini di Cerignola. Durante le funzioni serali e le messe festive mio padre era solito sedersi accanto ad un frate laico ed io, trovandomi là con loro, restavo colpito da come quel fraticello rimaneva fortemente assorto nella preghiera e percepivo una certa radiosità che promanava dalla sua persona. Essendo stato iscritto da mio padre in una scuola religiosa del paese cominciai a frequentare la parrocchia e l'oratorio annesso, perdendo i contatti con la realtà della mia parrocchia del Convento dei frati Cappuccini. Nel frattempo mi giungevano voci che mi incuriosivano: quel frate laico veniva costantemente visitato da personaggi famosi. Nella mia età adolescenziale ciò che suscitava il mio interesse era la voglia di conoscere questi personaggi, in modo particolare quelli dello spettacolo e dello sport, ma non pensavo e non riflettevo sul fatto che il vero personaggio da conoscere era quel frate a cui i personaggi famosi si rivolgevano. Sentivo parlare pure dei carismi di cui era dotato quel frate laico ma io, secondo lo stile di S. Tommaso, ero molto scettico sull'autenticità della cosa. Poi la mia frequentazione della Chiesa divenne solo formale e precettistica e così fino ai primi anni di matrimonio. All'età di 33 anni sono stato folgorato dall'amore di Dio in una maniera improvvisa, al punto che i miei cari si preoccupavano del mio equilibrio psichico, tanta era la mia trasformazione e il mio rimanere estasiato e assorto, al punto da sembrare quasi fuori dal mondo in cui vivevo. Un giorno, durante un viaggio di lavoro, col mio collega di lavoro Aldo Sgarro intraprendemmo un discorso sulla fede ed io gli confidai delle meraviglie che stavo sperimentando e di come questa trasformazione stesse condizionando negativamente le relazioni con i miei cari, in modo particolare con mia moglie. Lui mi disse che qualcosa di simile era successo anche a lui da quando aveva cominciato a frequentare quel famoso fraticello di cui ho esposto prima, al secolo fra Daniele Natale da S. Giovanni Rotondo. Comunicai ad Aldo che nei confronti di fra Daniele ero stato sempre un po' scettico e lui, per fugare i miei dubbi, mi propose di andare a trovare il frate di persona il giorno successivo in casa dei genitori a S. Giovanni Rotondo. Ritenni opportuno portare assieme mia figlia Ilaria di 4 anni, che stava avendo problemi per il suo stato di salute (da una settimana non si liberava il suo intestino nonostante l'assistenza continua dei medici e la somministrazione dei farmaci del caso) e mi proposi di chiedere a fra' Daniele circa la mia conversione e le conseguenze negative portate all'interno delle relazioni con la mia famiglia. Trovammo un posto per parcheggiare l'automobile di Aldo un po' distante dal portoncino dell'abitazione di fra Daniele e prima di suonare al campanello ci fu aperta la porta dal frate che a braccia aperte e sorridente ci disse che ci stava aspettando (in realtà non ci eravamo preannunciati e umanamente non poteva sapere della nostra visita).Visto che non sembrava riconoscermi mi presentai come figlio di Davide Marciello, suo caro compagno di banco in Chiesa. Lui manifestò piacere nel conoscere il mio legame parentale e accolse me e la mia piccola con gioia in camera da pranzo mentre Aldo ci seguiva silenzioso. Subito dopo esserci messi seduti a nostro agio, lui mi chiese il motivo della nostra visita. Riuscii a dire solamente : "Ecco.." quando lui inveì contro di me, che in cuor mio temevo una separazione coniugale a causa di quella fulminante conversione, gridando: "Come puoi pensare una cosa del genere? Vedrai che tua moglie ti supererà nella fede". Si alzò dicendo che si doveva recare brevemente dal fioraio affianco a prendere dei fiori che avrebbe poi portato nel pomeriggio sulla tomba dei suoi genitori e mi invitò ad aprire a caso un vecchio libretto di S. Francesco di Assisi posto sul tavolo per vedere cosa ne pensava il santo. Confuso obbedii all'invito e la mia meraviglia fu grande quando lessi un pensiero del santo che parlava dell'indissolubilità del matrimonio e di come tutto evolve nel verso positivo per coloro che amano Dio. Vidi rientrare fra Daniele che proruppe con un "Hai ancora dubbi?". In quel momento mi sentivo come un pugile al tappeto: davanti a me non vedevo più un uomo qualsiasi ma comprendevo di trovarmi davanti ad un uomo di Dio, ad un Suo strumento, e mi sentivo il rimorso di aver dubitato sull'autenticità dei suoi carismi al servizio di Dio. Richiamò subito la mia attenzione perché si avvicinò alla piccola Ilaria e, prendendo la sua testolina tra le mani disse: "E cos'ha questa piccola dal viso così sofferente?". Io gli spiegai delle difficoltà intestinali della piccola e lui sminuendo il problema disse ad Ilaria di mangiare una delle sue famose caramelle benedette "Rossana" e di recitare le preghiere durante il viaggio di ritorno con me ed Aldo. Tornati a Cerignola, mi recai a pranzo da mio suocero e durante il pasto Ilaria accusò mal di pancia e mi chiese di accompagnarla in bagno. Mi spaventai nel vedere il sanitario riempirsi di sangue ma, con mia grande meraviglia e conforto, subito dopo la perdita cessò e l'intestino della piccola cominciò a liberarsi regolarmente. Non saprò mai quale male la angustiasse ma so di certo che il Signore, per intercessione di fra' Daniele, è intervenuto per risolvere quel problema......e non solo quello!!! Da quel giorno ho cominciato a frequentare assiduamente fra Daniele, e non da solo, ma con mia grande gioia accompagnato da tutta la mia famiglia, con la profezia di fra Daniele che cominciava a fare il suo corso. Avrei da scrivere libri su eventi straordinari sperimentati al suo fianco ma vorrei almeno soffermarmi ancora per confermare alcuni doni di fra Daniele, testimoniati anche da altri amici comuni. Profezie; letture interiori del cuore e della mente; moltiplicazione del cibo; intolleranze alimentari che quando si pranzava con lui non sortivano effetto; oggetti che volavano per casa per presagire qualcosa; confidenze mariane ed angeliche; viaggi fuori dal corpo (ne è stato testimone pure il compianto Nunzio Apostolico mons. Luigi Accogli, mio conoscente, e due sue amiche che lo accompagnarono a S. Giovanni Rotondo per conoscere fra Daniele, che purtroppo per loro quel giorno e in quel momento stava ad Isernia. Un frate servì la Messa celebrata dal mons. Accogli presso la tomba dell'allora Padre Pio: alla fine della liturgia scoprirono che era lo stesso frate che in quel momento stava in quel di Isernia. Fra' Daniele dette alcune risposte al monsignore prima che questi ponesse le domande circa i problemi che lo assillavano e di cui solo lui era a conoscenza); scherzi ai motori delle automobili a coloro che non volevano restare a pranzo da lui che poi un "Elettrauto misterioso" dopo il pranzo faceva ritrovare regolarmente funzionanti; etc.. etc...etc... L'ultima volta che l'ho incontrato è stato sei giorni prima della sua morte. Mi ero recato assieme a mia madre a S. Giovanni Rotondo perché era ricoverato mio padre in ospedale ed avevo ritenuto opportuno fermarmi prima da fra Daniele. Premetto che per tutto il tempo in cui l'ho frequentato, l'ho assillato chiedendogli di parlarmi delle cose dell'Aldilà e lui, sempre rifiutandosi di rispondermi, mi redarguiva spronandomi a preoccuparmi momentaneamente alle cose di quaggiù; quella mattina l'ho provocato con la stessa richiesta e lui, con mia grande meraviglia, non si è rifiutato di rispondere ma mi ha detto cose meravigliose, cose dell'altro mondo (nel vero senso della parola) giustificando il suo cedimento alle mie curiosità perché successivamente non avrebbe più potuto soddisfarmi. Al momento non ho capito ....però sei giorni dopo, mentre piangevo a dirotto per la sua dipartita, ho intuito cosa intendeva dirmi. Posso testimoniare tante altre cose di fra' Daniele ma ciò che più mi è rimasta di lui è il suo fare le cose ordinarie in modo straordinario, la sua umiltà, la sua semplicità, la sua seraficità, la sua disponibilità oltre misura, il suo prendersi le croci degli altri, la sua fede, la sua intimità con Padre Pio, con gli angeli, con Gesù e con Maria. Continui lui a guardarci e a dirigerci dal Cielo.

Ivo Marciello
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