Il Santo Rosario

Il Santo Rosario

Fra Daniele è stato un grande innamorato della Madonna e del Rosario. Gesù stesso, quando lo chiamò a seguirlo nell’ordine dei Cappuccini, lo affidò alla Madre Sua: «Ti dò la mia Mamma come Mamma tua, a questa Mamma potrai chiedere qualsiasi cosa». Entrato nel convento di Vico del Gargano, rimase colpito dal grande quadro che sovrasta l’altare maggiore: La Madonna col Bambino Gesù e gli angeli che le fanno da corona; San Francesco che prega e l’angelo custode che guida un ragazzo per presentarlo a Gesù e Maria, e si dona totalmente alla Mamma celeste. Sull’esempio di Padre Pio, fra Daniele, ha saputo trasmettere questo suo amore a tutte le anime che lo avvicinavano. Non si separava mai da loro senza aver prima recitato insieme il Santo Rosario alla Madonna, senza aver rinnovato l’atto di Consacrazione al Suo cuore Immacolato, senza aver detto almeno un’Ave Maria insieme e chiesto la Sua Materna protezione e benedizione. Ripeteva a tutti quello che, tante volte, aveva sentito da Padre Pio: «Mi raccomando: recitate il Rosario e pregate col cuore questa dolce Mamma».

(Cfr. Fra Daniele Natale)

 

«È la Madonna stessa – egli dice – che desidera il Rosario, così come l’ha chiesto a Lucia, a Francesco e Giacinta di Fatima, a Bernadette a Lourdes, a tutti i veggenti e come avviene in tutti i Santuari Mariani». Ma anche per queste anime elette e devote arrivano dei momenti di aridità interiore, per cui non solo non avvertono più la presenza di Gesù, della Madonna e dei Santi, ma si sentono vuoti di ogni sentimento; non riescono più a pregare e, pur volendo concentrarsi nelle cose dello spirito, non ci riescono. Solo la fede li assicura che Dio non li ha abbandonati; è successo a Padre Pio (la notte oscura) e anche a fra Daniele. Ma lui non pensava minimamente a quest’evento, pensava, invece alla «cobaltoterapia», a cui si sottoponeva dopo l’intervento del 1952, a causa di un tumore alla milza.

Lasciamo che sia fra Daniele stesso a raccontarci ciò che gli succedeva: «C’erano dei giorni, specie dopo queste applicazioni di cobalto, che ero talmente affranto da non riuscire neppure a reagire, non riuscivo a riposare. A letto mi sentivo come un peso morto e sentivo dolore da tutte le parti, avevo un’inappetenza tremenda, ma quello che più mi tormentava era che non riuscivo a pregare, benché ne sentissi il desiderio: sentivo lontano la presenza del Signore. Ogni sera, terminata la cena, prima che i frati salissero nelle proprie stanze, passavo da Padre Pio per augurargli la buona notte: “Padre, buona e santa notte”, – dicevo -, e lui rispondeva: “Santa notte figliolo”. Ancora: “Padre, buon viaggio (per le bilocazioni che aveva), e auguri”. Rispondeva: “Grazie figliolo”. Padre Pio, generalmente, lasciava la porta della sua stanza socchiusa, perciò si poteva vedere se era a letto o alzato. Una sera mi affaccio e noto che il Padre è ancora seduto al tavolino, con la corona del Rosario tra le mani. Entro e gli dico: “Padre, ancora in piedi?”. Risponde: “Eh sì figliolo, devo dire ancora il Rosario”. Resto meravigliato e, facendomi coraggio, riprendo: “Possibile Padre che oggi non avete avuto il tempo di recitare il Rosario?”. Mi risponde: “Ne ho detti pochi; oggi non sono arrivato a dirne neppure una trentina”. Rimango sbalordito e senza fiato. Per quanto abbia potuto impegnarmi, nella mia vita, non sono mai riuscito a recitarne tanti: al massimo ho recitato cinque o sei rosari completi.

Come faceva Padre Pio a recitarne tanti, per me, è sempre stato un mistero. Padre Pio era talmente innamorato della Madonna e del Santo Rosario che, pur cercando di descrivere quest’amore, non ne sono stato capace; era sempre con la corona in mano e, il più delle volte, la recitava tenendola nascosta nella tasca della “pettorina”. Questo suo amore l’ha comunicato anche a me, facendomi innamorare tanto della Mamma Celeste e del Santo Rosario; quindi cercavo di recitare il maggior numero di rosari possibile, da solo o con altri. Un giorno, proprio per essere in comunione di preghiera col padre, gli dissi: “Padre, le mie preghiere e le mie sofferenze le affido a voi perché, fuse con le vostre, possiate offrirle al Signore e alla Madonna. Specialmente vi affido il Santo Rosario”. Io, che ero tanto innamorato della Madonna e del Rosario, quando mi trovavo spossato fisicamente o spiritualmente, come ho accennato prima, non riuscivo più a dire una corona. Il solo pensiero di recitare le cinquanta Ave Maria non mi dava pace: “Cinquanta Ave Maria… e quando le dico!… . Se poi mi capitava di iniziarle, entrava in me un senso d’angoscia, che mi tormentava: …quando finirò di dirle?”; cosi capitava che non iniziavo mai a dire il Rosario. Eppure ero convinto che la Madonna desiderasse la recita del Rosario! Sentivo un impulso particolare a recitarlo; ero consapevole di non essere io ad onorare la Madonna, recitando il Rosario, ma che era un dono particolare che Lei faceva a me. Nonostante tutto non c’era niente da fare, anzi dentro di me avevo la sensazione che, questa Mamma, non volesse più la mia recita del Rosario e che mi avesse abbandonato.

Una notte sento una voce: “Figlio mio, da domani dimmi il Rosario”. Mi sembrava di rispondere: “Ma come faccio?… Non ci riesco…”. E la voce continuava: “Non ti preoccupare…, ti aiuterò io…, lo diremo insieme…, e col Rosario chiedimi qualsiasi grazia e l’otterrai”. La mattina, svegliandomi, non sento più nessun dolore, non mi sento più legato al letto. Mi alzo e mi reco in coro, prima che i frati arrivassero per la recita dell’Ufficio delle Lodi. Mi metto in ginocchio e i miei occhi si posano sul quadro della Madonna delle Grazie, non l’avevo mai vista così vicina e così bella. Sembrava che mi guardasse ed i suoi occhi penetrassero nel profondo del mio intimo. Ad un tratto sento il desiderio di recitare il Rosario. Prendo la corona dalla tasca dell’abito: passa il primo, poi il secondo, poi il terzo Rosario; le Ave Maria si susseguono l’una dopo l’altra e producono in me un effetto particolare. Sento qualcosa di dolce sulle mie labbra, una gioia che m’invade tutto e che mi riempie d’amore. Per quanto abbia potuto, in seguito, impegnarmi a pregare, non sono più riuscito a recitare le Ave Maria come quella mattina. Da allora, però, non mi sono più sentito abbandonato dalla Madonna. Il mio affetto ed il mio amore verso di Lei è andato sempre più aumentando. Ogni volta che sentivo il desiderio di recitare il Rosario e mi accorgevo che le forze mi venivano meno, ecco che la voce della Mamma celeste m’infondeva coraggio: “Figlio mio… dimmi il Rosario…lo diremo assieme…ti aiuterò io…”: e, veramente, la Madonna mi era vicina ed io ne percepivo la presenza».

 

(tratto da “Fra Daniele racconta…le sue esperienze con Padre Pio” di Padre Remigio Fiore cappuccino – Edizioni Frati Cappuccini 2001)

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