Fra Daniele e la Venerabile Genoveffa De Troia

Fra Daniele e la Venerabile Genoveffa De Troia

L’uomo è santo nella misura in cui risponde all’amore di Dio, intuisce i segni dei tempi e vive in conformità alla divina volontà. La Venerabile Genoveffa De Troia e fra Daniele Natale, entrambi francescani sulla terra ed ora entrambi anche al cospetto di Dio, sono sempre attuali, come attuale è l’eterno nostro contemporaneo Francesco d’Assisi. Genoveffa è stata definita una «missionaria del dolore»; in realtà aveva un sorriso dolcissimo, una semplicità sorprendente ed un compagno inseparabile di viaggio: il dolore. I visitatori vedevano in lei un modello cui guardare ed al quale affidarsi.

Durante la seconda guerra mondiale e nei primi anni del dopo guerra, fra Daniele Natale faceva il questuante/cuoco nel convento di Sant’Anna a Foggia. In tale periodo divenne assiduo frequentatore e benefattore di Genoveffa, dalla quale imparò a pregare, soffrire, offrire e sorridere nelle pene.

Fra Daniele incontrava la Poverella di via Briglia in Foggia anche quando si recava al mercato «Ginnetto» per l’acquisto di quella merce che raramente trovava nel più vicino mercato coperto della zona di via Arpi. E, vista la miseria che regnava in casa De Troia, sempre e volentieri lasciava «qualcosa» di quello che portava nella sua bisaccia. A sua volta, Genoveffa dava ai poveri che bussavano alla porta di casa sua parte di quanto ricevuto: di gente bisognosa ce n’era tanta in quel tempo di guerra e del primo dopo guerra anche a Foggia. Genoveffa e fra Daniele erano per così dire «compagni di viaggio molto ricercati» dalla gente, perché erano sempre pronti ad incoraggiare nel nome di Gesù, di Maria, di San Francesco e di Padre Pio. Ora più di prima Genoveffa e fra Daniele sono pronti ad aiutare e indicare a chi è nella prova come si può essere sereni in questa «valle di lacrime e di pianto». Oggi non sono pochi coloro che vogliono cambiare il mondo tagliando «le radici» e ripartendo in conformità ai «nuovi valori», coloro che vivono alla giornata, ed altri ancora che sono impegnati ad interpretare il presente ed a progettare meglio il futuro. Fra Daniele del convento di Sant’Anna a Foggia spesso ammoniva: «Attenzione agli spiritelli». Lasciando intuire che per il bene dell’anima e per la crescita spirituale bisogna affidarsi ai grandi spiriti. E indicava Padre Pio e Genoveffa De Troia. Esortando a seguirli con fiducia e serenità perché, oltretutto, essi possedevano la vera letizia francescana e godevano della divina gioia. L’umile frate cappuccino (fra Daniele) era convinto che, sotto la cenere delle cose futili ed inutili di ogni giorno, arde il fuoco divino acceso dal battesimo e ravvivato dagli altri sacramenti, dalla parola di Dio, dalla preghiera e dai buoni esempi delle anime giuste; e suggeriva ai foggiani una visita alla Celletta di Genoveffa, sicuro che lo spirito divino soffiava per disperdere la cenere ed evidenziare il fuoco santo dell’amore alimentato nel tempo con la preghiera e la sofferenza, per la gloria di Dio e la salvezza dei fratelli. Una sessantenne ricorda compiaciuta che le bambine degli anni ’40 che frequentavano il convento di Sant’Anna a Foggia, dove risiedeva fra Daniele, erano sollecitate a mettere da parte i soldini che ricevevano in occasione delle grandi feste e a spenderli in dolcetti da offrire a Genoveffa malata e povera, la quale, puntualmente, li distribuiva ai fanciulli più poveri che andavano a farle visita. È bello ricordare queste cose, com’è bello continuare a seguire il consiglio di fra Daniele: visitare spesso la Celletta di Genoveffa. Fa bene all’anima!

Prof. Vittorio Barbone

 

(tratto da “Fra Daniele racconta…le sue esperienze con Padre Pio” di Padre Remigio Fiore cappuccino – Edizioni Frati Cappuccini 2001)

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